Può capitare di volersi perdere per alcune strade, che poi assomigliano a tante strade dell'infanzia, alla ricerca dei paesaggi mai dimenticati, dei colori luminosi della campagna pugliese, dell'odore di liquirizia - io lo chiamo così - della macchia. E dell'olio.
Sì perché eravamo alla ricerca di qualcosa di speciale, una masseria qualunque immersa negli ulivi e che vendesse olio. Olio, intensamente giallo o verde, forte senza bruciare in gola, profumato fino a stordire.
Allora può capitare ancora di fermarsi a chiedere informazioni ad un uomo davanti ad una masseria - abbandonata, dice lui, ma io sento provenire dall'interno gli schiamazzi di un bambino e i rimbrotti di sua madre, perché le mamme e i figli sono uguali in tutto il mondo. Succede, insomma che dopo pochi convenevoli e qualche scatto intorno, l'uomo ci proponga di seguirlo fino ad un posto che conosce lui dove le olive, ci garantisce, le spremono come una volta.
E così ci ritroviamo a seguire la sua auto per strade e stradine là intorno fino ad arrivare ad una casa, piuttosto moderna ma con stalla adiacente, mucche comprese. Perché fa anche il formaggio, ci dice il nostro nuovo amico. Pe', come lo chiama sua moglie - donna chiara di pelle e di occhi e dolce nel sorriso - era pronto ad andare via, in paese ci dice, ma per noi si ferma. Recupera due damigiane e comincia a riempirle di oro. Cioé di olio. E poi ci mostra la sua caciotta, buona da grattugiare a settembre. Non sarebbe arrivata a settembre, gli dico. E poi tante chiacchiere e quelle solite - tuo padre chi è e mia figlia è fidanzata con il nipote di Beppe o' baffone. Sono sicura di ricordarlo, questo personaggio.
Infine un prezioso regalo: la caciottina fresca fresca, fatta al mattino, ancora calda. Quando l'abbiamo mangiata, tutta, sapeva di panna montata e della gentilezza e freschezza della gente della mia terra.