venerdì 13 luglio 2012

Reinventarsi


Di necessità virtù, aguzzare l'ingegno, modi di dire da definizioni di cruciverba che ben si adattano alla popolazione della bassa modenese. Ce lo avevano promesso, a ridosso del terremoto - anzi, dei terremoti - che si sarebbero rialzati forti almeno quanto prima e sicuramente più edotti dall'esperienza. Noi semiterremotati della città non avevamo dubbi,  in fondo ci si conosce bene.
E tutti quei cartelli e quelle lenzuola appese alle recinzioni che rendevano le zone rosse luoghi di pellegrinaggio e speranza, ora si trasformano in locandine pubblicitarie di negozi, artigiani, professionisti e piccole imprese: ci siamo ancora, ci siamo sempre, ci siamo solo spostati, nell'altra strada o nel paese vicino. Veniteci a trovare, telefonateci. Ci si reinventa ma non è per sopravvivere, è perché siamo fatti così.
Le tende sono ancora tante in giro per San Felice e Camposanto. Oltre ai campi allestiti dalla Protezione Civile ci sono quelle a lato delle case, sono vuote e forse occupate solo di notte. Indicano che la paura non è ancora passata, non tutta.
Per le strade il fermento è quello della normalità. Viavai di pedoni, biciclette, automobili. Per chiedere informazioni ci imbattiamo quasi solo in stranieri, hanno lo sguardo un po' perso, loro devono sempre ricominciare daccapo che sia qui o altrove.
Operai al lavoro in mezzo alle transenne e su un campanile, il sorriso della gelataia è gentile e fiero mentre i nastri bianchi e rossi si confondono ai fiori dei vasi e si lasciano trasportare dal vento.
Ad un signore chiediamo se la strada per la Coop è quella giusta, "però è chiusa" si stupisce lui. Ci abbiamo solo parcheggiato la macchina vicino, sorridiamo. Anche la Coop riaprirà, noi lo sappiamo.


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