"Attenzione, sei entrato in una zona videosorvegliata. Le forze dell'ordine sono state allertate."
La voce - registrata per fortuna - è risuonata più volte nel silenzioso e soleggiato mattino del Novi Ark.
Ho atteso elicotteri in stile Apocalypse Now, auto lampeggianti e sgommanti, uomini armati e scudati.
Invano.
Può succedere se ci si avvicina troppo ai reperti esposti nel nuovo parco archeologico di Modena, una mattina di agosto quando vuoi scoprirne i dettagli macchina fotografica alla mano. Anche se a dire il vero nulla di evidente, cartelli o filo magari spinato, ti avverte del pericolo di passare per un tombarolo.
Ma a parte l'avventura di stampo poliziesco, la distesa brulla e ancora oggetto di lavori ha un ché di mistico.
A parte la strada di ciottoli, alcune lapidi, la base di un edificio, non c'è altro. Ma incute rispetto, racconta, ti coinvolge. Come un vecchio seduto davanti alla porta di casa che ha tutta la sua vita scritta sulle rughe del volto.
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